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[...] Storicamente, non si può dire che gli Stati uniti abbiano dimostrato una grande reattività all'avanzata nazista in Europa. Per tutta la prima fase della guerra, la disfatta dei paesi capitalistici di fronte all'esercito tedesco è totale e la resistenza al nazismo riposa quasi interamente sulle spalle dell'Unione sovietica. Stalin chiede ripetutamente agli alleati l'apertura di un secondo fronte contro la Germania -- il fronte occidentale -- per costringere Hitler ad allentare la presa a est. Ma gli Stati uniti e l'Inghilterra tergiversano. Decidono di passare all'azione nel giugno del 1944, con lo sbarco in Normandia, dopo che l'Armata rossa ha stroncato le truppe naziste e avanza ormai inarrestabile verso Berlino. E soprattutto dopo aver organizzato minuziosamente la conferenza di Bretton Woods (New Hampshire, Usa), che si terrà nel mese successivo: un mega-incontro di tre settimane tra le principali potenze capitalistiche in cui si definisce il quadro economico-finanziario postbellico, incentrato sul dollaro e sul capitale finanziario statunitense. Da allora, la penetrazione dei capitali americani in Europa è aumentata sensibilmente, prima attraverso il piano Marshall -- un colossale piano di investimenti Usa in Europa -- poi attraverso ulteriori esportazioni di capitali e fusioni con i capitali europei. Finché è convenuto, gli Stati uniti hanno imposto un regime di tassi di cambio incentrato sul dollaro -- che ha consentito alla valuta statunitense di imporsi come riferimento internazionale -- e quando non è più servito, lo hanno abolito, nel 1971, con un gesto unilaterale del presidente Nixon, in violazione degli accordi che proprio gli Stati uniti avevano imposto. Risultato: il più grande default della storia del capitalismo (il rifiuto degli Stati uniti di onorare i propri impegni finanziari) si è risolto con nuovi accordi valutari tra i principali paesi capitalistici per scaricare i problemi finanziari degli Stati uniti sul resto del mondo. [...]
Decidono di passare all'azione nel giugno del 1944, con lo sbarco in Normandia, dopo che l'Armata rossa ha stroncato le truppe naziste e avanza ormai inarrestabile verso Berlino. E soprattutto dopo aver organizzato minuziosamente la conferenza di Bretton Woods (New Hampshire, Usa), che si terrà nel mese successivo: un mega-incontro di tre settimane tra le principali potenze capitalistiche in cui si definisce il quadro economico-finanziario postbellico, incentrato sul dollaro e sul capitale finanziario statunitense.
Da allora, la penetrazione dei capitali americani in Europa è aumentata sensibilmente, prima attraverso il piano Marshall -- un colossale piano di investimenti Usa in Europa -- poi attraverso ulteriori esportazioni di capitali e fusioni con i capitali europei.
Finché è convenuto, gli Stati uniti hanno imposto un regime di tassi di cambio incentrato sul dollaro -- che ha consentito alla valuta statunitense di imporsi come riferimento internazionale -- e quando non è più servito, lo hanno abolito, nel 1971, con un gesto unilaterale del presidente Nixon, in violazione degli accordi che proprio gli Stati uniti avevano imposto. Risultato: il più grande default della storia del capitalismo (il rifiuto degli Stati uniti di onorare i propri impegni finanziari) si è risolto con nuovi accordi valutari tra i principali paesi capitalistici per scaricare i problemi finanziari degli Stati uniti sul resto del mondo. [...]
by Frank Schnittger - Sep 10 3 comments
by Frank Schnittger - Sep 1 6 comments
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